- Cappuccini -

Primo secolo 1525 - 1619
Formano la grande famiglia francescana, la terza, sorta sul vigoroso tronco dei Frati Minori Osservanti nel 1525. Li animò uno spontaneo stimolo volto a rivendicare il diritto insopprimibile di osservare la Regola di frate Francesco alla lettera e nel suo pieno vigore. Questo fece Fra Matteo da Bascio († 1552), seguito da tre confratelli tutti provenienti dalla famiglia minoritica osservante, che fece il possibile per contenere l'emorragia; superato il carcere, fughe ed altre peripezie dei primi tre anni, per intercessione della duchessa di Camerino, Caterina Cybo nipote di Clemente VII, i "transfughi" ottennero la bolla "Religionis zelus", datata 3 luglio 1528, che è l'atto giuridico di nascita dei Frati Minori Cappuccini, così chiamati dal cappuccio piramidale cucito sul saio.
Inizialmente furono anche chiamati "frati minori della vita eremitica", in quanto invocavano a parametro, od esempio, la vita dei romitori o dei conventini della prima ora; presto però per il popolo furono "li scapuccini" (denominazione che li distingueva da "osservanti" e "conventuali"). In virtù di questo virtuale battesimo ricevuto dalla gente, sono stati chiamati "i frati del popolo".
L'espansione dell'ordine dei Cappuccini ha seguito dei ritmi sorprendentemente alti sia in Italia che nel resto d'Europa, tant'è vero che Papa Gregorio XIII, nel 1574, decretò che all'Ordine fosse lecito insediarsi in "Francia e in tutte le altre parti del mondo e di erigervi case, luoghi, custodie e province". I denominatori comuni risultavano uguali in ogni angolo della Terra. Attività sociali in favore degli infermi ed appestati; cappellani militari tra i soldati; testimonianza evangelica in favore di "infedeli ed eretici". Apprezzata fu anche la loro opera in diplomazia al seguito di re ed imperatori. Ma il loro punto di forza rimane la predicazione. Il cronista Bernardino da Colpetrazzo descrive con suggestione la forza ed anche l'attualità nel rivolgersi a quanti li ascoltavano: "…In guisa che, uscendo i cappuccini con questo predicar la scrittura con fervore, bisognò che tutti i predicatori di altre religioni, se volevano essere accettati, s'accomodassero a predicar le Scritture sacre […], e lasciar tante questioni e sottigliezze e tante filosofie; altrimenti predicavano alli banchi…".

Brevi cenni del secondo periodo (1619 – 1761)
La peculiarità di questo periodo è costituita dall'impressionante crescita dei Cappuccini. In meno di un secolo e mezzo il numero dei frati sale da 14.846 a 34.229 e quello dei conventi da 1.030 a 1.762. Nella seconda metà del XVII secolo ci fu da parte della curia romana una disposizione, anche se generalizzata a tutti gli Ordini religiosi maschili, che portò alla soppressione dei conventi minori ed un arresto, quasi totale, nella fondazione di nuovi. Questo non significò una diminuzione dei religiosi, i quali anzi continuarono a crescere con il risultato che i grandi conventi si impegnarono ad accogliere centinaia di frati. Il fenomeno di "monasticizzazione" costrinse anche l'Ordine cappuccino ad adottare quelle "superflue cerimonie" che con tanta energia furono respinte dai primi padri della riforma.
Questo avveniva non solo in Italia, ma anche in tutto il resto d'Europa. Con tanti frati di così diverse etnie l'Ordine fu anche impegnato a considerare superato il privilegio delle Province italiane, rispetto alle altre, nell'elezione del Padre Generale. Infatti, per tradizione inveterata il ministro generale veniva eletto dalla maggioranza dei capitolari italiani. Tale passaggio, ormai obbligato, si svolse non senza problemi e discussioni e non fu un esempio mirabile di letizia francescana.
Da questi accostamenti culturali comunque sono nati dei ricchissimi fiori, sbocciati in ogni angolo del vecchio continente. Copiosissima infatti è la pubblicazione e assai vivo l'interscambio di scritti spirituali, che arricchirono il panorama teologico e mistico di molti studiosi. A chi obbietta che nelle costituzioni del sec. XVI era destinata a biblioteca una "piccola stantia", denotando come i libri ivi raccolti dovevano essere quelli fondamentali, c'è da opporre che i Cappuccini avevano acquisito, e stavano sviluppando, forti consensi come predicatori ed i princìpi da loro esposti venivano spesso a confrontarsi (soprattutto nel centro e nord Europa) con le teorie degli "eretici" provenienti da ambienti accademici. Non ci fu comunque un'esaltazione in questo particolare campo, tanto è vero che i Cappuccini venivano definiti operai evangelici, per denotare l'umiltà e la costanza nella loro opera.
Non solo venivano ricercati questi frati per la loro forza oratoria, ma spesso furono impiegati nelle arti figurative e in quelle architettoniche. Ancora oggi è facile ammirare la loro maestria in ricche opere sia protette nelle residenze di prìncipi sia affidate alla devozione popolare in povere chiesette di campagna. Si applicavano anche a forme di attività artigianali e familiari, come insegnare ad intrecciar canestri o addestrare ragazze orfane in lavori domestici.
Non per questo però venne mai meno lo spirito di Francesco e l'amore verso il prossimo. Numerosissimi furono i frati morti nel prestare soccorso morale e fisico alle popolazioni decimate dalla peste. Questo loro eroico sacrificio commosse molto, le cronache del tempo sono ricche di attestati e documenti importanti, anche da da parte di chi professava altre fedi religiose. Basti solo ricordare la peste di Milano narrata dal Manzoni nei Promessi Sposi. I Cappuccini erano anche accanto ai condannati a morte o fra i marinai delle triremi. Sempre aperti e disponibili a sacrificarsi dovunque per la gente sfortunata e attanagliata dal bisogno materiale e spirituale.

In un mondo che cambia (1761 – 1884)
Anche l'Ordine dei Cappuccini, come gli altri Ordini religiosi, in quegli anni travagliati fu oggetto di critiche e discussioni provocate dai nuovi assetti sociali e politici che dominarono sul Vecchio Continente. Dietro motivazioni, "più o meno giuste", non solo vennero requisiti conventi e beni materiali, ma si impose anche l'ingerenza secolare alla più privata sfera religiosa. Un giudizio storico su tali eventi sarebbe forse impietoso, soprattutto se si volessero analizzare i motivi di opportunismo pratico che spinsero taluni governanti europei ad imporre la loro legge. Questo rilievo non riguarda soltanto il più noto intervallo napoleonico, ma abbraccia tutto il periodo storico al quale ci riferiamo.
I religiosi furono colpiti nei loro interessi sia con istituti giuridici sia con atteggiamenti da definire semplicementre "figli avvelenati dell'illuminismo". A un tale deprecabile fatto seguì pure un disorientamento dell'Ordine cappuccino, che fu perseguitato soprattutto ai vertici della sua struttura gerarchica. Alcune figure, come il P. Mariano da Alatri († 1821), sostennero la Congregazione pur dopo essere stati imprigionati e "ricercati a morte" per non essersi piegati all'arbitrio persecutorio dei governi che via via si succedevano. In questo clima di incertezza, alcune Province cercarono per i loro frati degli sbocchi nei nuovi continenti, dove avrebbero potuto seguire più serenamente la Regola e rendersi nel contempo utili alle popolazioni da evangelizzare. Incominciò così un'attività missionaria che portò i Cappuccini in ogni angolo della Terra, ponendo solide basi per quelle che sono le strutture attuali. Non per questo si fermò l'attività nel campo sociale tra le popolazioni europee, che videro i frati impegnati nel curare epidemie, combattere carestie ed ignoranza e sollevare la gente disagiata dagli affanni del vivere quotidiano.
I Cappuccini si adeguarono anche al mutare delle esigenze culturali del tempo. In alcuni casi vi furono costretti dalle strutture statali, soprattutto di lingua tedesca, che imposero, nel piano di studi, alcune discipline reputate indispensabili, come la matematica e la storia ecclesiastica, pena la non ammissione ad esercitare il ministero pastorale. Di questo incremento agli studi si occupò il capitolo generale del 1847 (il primo celebrato dopo circa un sessantennio per le cause sopra evidenziate), in quanto, anche se in singole realtà locali, i Cappuccini ebbero comunque da gestire necessariamente un po' in tutta Europa scuole di educazione primaria e secondaria.

Nell'ultimo secolo
Nell'attività religiosa attinente a questo ultimo periodo, c'è da sottolineare lo sforzo prodotto dai Cappuccini volto a ricostruire quanto lo sconvolgimento politico-sociale del secolo precedente favorì, sia in termini ideologici che più propriamente pratici. Nel riattivare e riorganizzare l'Ordine si partì dal capitolo del 1884, al quale i frati si rivolsero per "risollevarsi dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini". Partì quindi una prima ristrutturazione formale e sostanziale che vide il serrarsi dei ranghi attorno ad una più opportuna struttura operativa. Si riacquistarono i conventi ed i luoghi di culto e si cercò di adeguare le ormai non più attuali costituzioni approvate nel 1643. Aggiornamenti che si rendevano necessari anche per la crescita numerica e l'espansione geografica dell'Ordine stesso. Nel 1900 i Cappuccini erano 9.462 e alloggiavano in 685 case distribuite in 57 province. Questo si verificava nei cinque continenti, che vedevano l'espandersi di un numero sempre crescente di missionari.
Nel contempo si avvertiva fin dall'inizio del secolo l'esigenza del ritorno alle origini. Numerose e valide sono state le pubblicazioni in diverse lingue di commentari e saggi storici che hanno accompagnato (ed accompagnano tuttora) i Cappuccini nella consapevolezza della loro storia, dalle origini fino ai nostri giorni. La riscoperta del carisma del fondatore viene cercata e voluta sia nelle prime fasi del postulandato e del noviziato, sia nei corsi specifici della formazione francescana permanente. Numerosissima è la bibliografia a tal riguardo e notevole l'impegno che l'Istituto Storico dell'Ordine persegue nella ricerca di nuovi punti d'osservazione, confermando la veridicità del detto: "Chi non si occupa del suo passato non ha un futuro". Sono poche le Congregazioni Religiose che possono vantare opere esaustive come l' "Historia generalis" che è uno dei frutti migliori generati dal suddetto Istituto. I Cappuccini sono animati oggi come lo furono ieri, dallo stesso spirito francescano di carità e attenzione verso i più bisognosi.