- Convento di Naro -
I Cappuccini nella “Fulgentissima”
La presenza dei frati Cappuccini a Naro risale al 1550, quando il servo di Dio Fra’ Luca da Naro insieme a un gruppo di compagni si ritira in un piccolo eremo, nel luogo denominato Grotte di San Cataldo, fuori le mura della Città.
Nel 1554 per opera dei nobili naritani Ippolito Lucchesi ed Ippolito Giacchetto il cenobio fu reso più grande e più solido. La chiesa ed il convento dedicato a San Nicolò, furono successivamente ristrutturati ed ingranditi nel 1690 e nel 1726.
Nel 1866 con la Soppressione degli Ordini religiosi, il convento fu chiuso e acquistato da privati, le opere d’arte ivi racchiuse furono trasferite in altre chiese, alcune delle quali furono perdute per sempre.
Presso l’altare maggiore, si trovava la tomba di suor Serafina M. Pulcella, della famiglia Lucchesi, terziaria cappuccina, morta in odore di santità nel 1673. Nel dicembre 1939, le sue spoglie mortali furono traslate nel Santuario di San Calogero di Naro e deposte nella cripta.
Vi era inoltre, nella parete di destra di chi guarda l’altare maggiore, la tomba del Servo di Dio P. Girolamo Caruso da Cammarata, il quale visse molti anni nel convento con l’incarico di Guardiano, morì nel 1627 e fu aperto il processo di beatificazione. Le sue ceneri, riesumate il 21/12/1973, sono state traslate nel convento dei Cappuccini di San Giovanni Gemini.
Dopo il noviziato ad Agrigento, vi abitò per un certo periodo il Venerabile P. Gioacchino La Lomia da Canicattì, sempre amato e venerato dal popolo naritano.
Il Convento di Naro possedeva una ragguardevole libreria, la quale dopo le Soppressioni passò alla “Biblioteca Comunale Feliciana” di Naro. Ancora oggi si possono ammirare i preziosi manoscritti: uno di P. Salvatore da Naro (1688-1733) e due di Fra Saverio da Naro (1734-1819), molto importanti perché trattano della storia di questa Città dalle mitiche origini fino al 1825.
La chiesa è ad unica navata longitudinale con i locali adiacenti a sagrestia, con cinque altari e molte opere d’arte.
Dopo anni di abbandono è stata riaperta al culto nel 1984, e con decreto vescovile del 13/3/1987 è stata dedicata allo Spirito Santo.
Grazie all’impegno attivo dell’allora parroco sac. don Filippo Barbera, tornarono al loro posto lo splendido altare maggiore con la custodia seicentesca in legno, e la statua della Madonna assunta “Dormitio Virginis” in cera. Gli altri arredi e dipinti sono fattura moderna che richiamano quelli antichi.
La Rettoria dello Spirito Santo dipende dalla Parrocchia Beata Vergine del Lume e alcune attività pastorali vengono svolte nell’antica chiesa cappuccina proprio per la sua semplice, ma austera bellezza. (A cura di Michele Mendolia Calella. Foto di Giovanni Granaro)