- Museo di Caltagirone -
«Le opere d’arte danno testimonianza delle aspirazioni spirituali dell’umanità, dei sublimi misteri della fede cristiana e della ricerca di quella bellezza suprema che trova la sua origine e il suo compimento in Dio». Così Papa Francesco si è rivolto ai Patrons of the arts dei musei vaticani, il 19 ottobre 2013. E ha continuato dicendo: «In ogni epoca la Chiesa ha fatto appello alle arti per dare espressione alla bellezza della propria fede e per proclamare il messaggio evangelico della magnificenza della creazione di Dio, della dignità dell’uomo creato a sua immagine e somiglianza, e del potere della morte e risurrezione di Cristo di portare redenzione e rinascita ad un mondo segnato dalla tragedia del peccato e della morte».
Il museo di Caltagirone, vuole inserirsi, umilmente, in questo percorso espresso da Papa Francesco. Intende, inoltre, offrire un’opportunità per conoscere meglio la realtà dell’Ordine religioso che ha saputo farsi apprezzare dal popolo per il suo quotidiano servizio tra la gente e, riattualizzando le parole di fra’ Galdino ne “I Promessi Sposi”: «[I Cappuccini] siamo come il mare che riceve da tutte le parti e che la torna a distribuire a tutti i fiumi» (cap. III), in un certo qual modo, ‘restituire’ al nostro tempo le opere d’arte ivi raccolte, consegnandole idealmente a tutti i visitatori, in rappresentanza dei numerosi fratelli e sorelle che nei secoli ne hanno promosso con saggezza la produzione, oppure, come in tanti casi, li hanno confezionate, custodite con amore, pregate con devozione, donate con generosità.
Questo museo, inaugurato il 13 settembre 2013, raccoglie, pertanto, una pregevole porzione di storia e di arte ‘cappuccina’. L’auspicio è che possa far nascere, in tutti gli appassionati di arte, il desiderio di venire a vedere le opere qui esposte per una edificazione umana e spirituale, lasciandosi raggiungere dalla bellezza di Dio che in esse è anticipata.
Esprimiamo di cuore un sentito apprezzamento e un doveroso ringraziamento ai cari compianti confratelli fr. Antonino Nestler, fr. Marcello Vinci ai quali si deve riconoscere un lungo, paziente e appassionato operato, grazie al quale questo nostro museo è divenuto realtà.